| | Le pitture scolpite di Vincenzo Calli.
Alberto Bevilacqua Roma 15.11.1992
Le opere di Calli hanno, nella loro calma olimpica, più perplessità che serenità: nulla di introverso. Tracciano la mappa di una storiografia personale, ne sono i bagliori, che lasciano intendere l'automazione universale del mondo.
| | Calli, la Donna come sovrana.
Roger Bouillot Parigi, 29.12.1992
In questo, Vincenzo Calli, è l'erede di tutti i suoi grandi predecessori toscani. Ma ciò che è attuale risiede nel singolare aspetto delle sue opere, ove si possono individuare, velate, ironia dolce e risonanza romantica. Vi operano un fascino un poco insolito e una limpidezza di sentimento onirico che non mancano di nobiltà.
| | Le "Emozioni mediterranee" di Vincenzo Calli
Giovanni Faccenda Firenze, 2001
Gli esiti che si hanno modo di apprezzare anche in questa occasione, appartengono infatti ad una iconografia al solito sospesa a metà fra classicità e mito, sobria nella struttura e dunque scevra, nella sua stessa composizione, da ogni appesantimento didascalico. Le figure giungono così ad occupare quella che è una ribalta ideale, accompagnate da una fisiognomica inquieta, che è specchio evidente di quanto alberga nel segreto del loro animo.
Si ritorna allora sempre "Alla ricerca dell'anima [..] verso una meta oscura, talvolta indecifrabile che Calli ha scelto di guadagnare seguendo i difficoltosi itinerari della pittura.
Sorretto dalla memoria del passato che può rappresentare, in taluni casi, l'unico futuro.
| | "I giudizi di Sgarbi"
Vittorio Sgarbi Editoriale Giorgio Mondadori
Ciò che colpisce di Vincenzo Calli è la pazienza pittorica che esercita nella ricerca delle sensazioni e nel recupero della memoria. Le sue fanciulle in fiore sono delle rivisitazioni, dove l'artista ha consapevolmente eluso il rischio di cadere nella morbosità del soggettivismo e della nostalgia. Non è tanto il volto, quanto gli atteggiamenti di un corpo femminile posato languidamente su una sedia, le gambe allungate e protette dalle mani, a lasciare in chi guarda la sensazione depurata e oggettivizzata di un ricordo.
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