Entroterra Italiano

Alessandra Redaelli
introduzione al catalogo della mostra, aprile 2008

"E non sono ancora, forse, luci fiamminghe quelle che investono l'umanità denudata dipinta da David Dalla Venezia? Certo in un'atmosfera ben più fosca. Un'atmosfera pesante di respiri notturni che lascia emergere dal buio dettagli di corpi con effetti onirici".
Rappresentazione e rappresentazione

Nicolò Scibilia


"Si torna a quel precipitare, quindi. Cadere e accadere, anche questa volta nel senso letterale: ad cadere, “cadere verso”, che significa sprofondare nel divenire, dove tutto si manifesta. Significa piombare in quel cono di luce che rende apparente l'essere, che lo ammette al “qui e ora” della realtà e della psiche e che, tra-sfigurato nell'arte, lo rende “sempre accadente”, sottraendolo all'accadere. Ed è questo il potente paradosso del figurativo: poter andare oltre la rappresentazione rappresentandola."
DAVID DALLA VENEZIA

Lucien D’Azay


"Sono spesso aporie, impasses, dilemmi ricorrenti, meno erotici che metafisici: l'istante critico di un salto sopra un precipizio, l'improbabile lotta di un uomo contro il suo doppio, una coppia nel pieno dell'amplesso - una piccola morte -, l'estasi di un abbandono nevrotico, un uomo o una donna travolti dalla folla o dal deliquio. Si potrebbe così riunire le tematiche ossessive di David Dalla Venezia, farne un pacchetto come se fossero un mazzo di carte (che, s'intende, non conterrebbe che immagini, una sorta di tarocchi), carte che bisognerebbe poi distribuire, non fosse altro che per servire il destino".
UN DISORDINE COMPOSTO

Elisa Capitanio


"Questo è il fulcro misterioso della pittura di David Dalla Venezia che, prima di essere tale, non ha avuto una fase di incubazione figurativa ma è nata dal forte desiderio di “rappresentare”, applicando alla tela un metodo ed un ordine già esercitati nelle sue riflessioni. Arte e filosofia hanno strutturato quell'uomo prima che nascesse e l'hanno destinato, più che a un'evoluzione, a una crescita. La preparazione del quadro, la pennellata e la composizione formale si sono affinate negli anni, con un lento esercizio tecnico che ascrive David Dalla Venezia tra i prosecutori della tradizione figurativa moderna. Un attento osservatore può da questa riconoscere svariate citazioni (...) nei gesti di quell'uomo, che sono poi quelli in cui incappa ogni uomo; ma è anche più evidente l'inquadramento classico cui egli affida la composizione del dipinto, dalla nicchia del santo, al polittico, allo sfondo cupo che prelude a un memento mori, tutti schemi inevitabilmente stravolti dal disordine ma anche dall'ironia di quell'uomo, il cui volto si deforma e si ricompone, con un deciso slancio nel contemporaneo, in espressioni di ritorno all'ordine".


David Dalla Venezia
MCMLXXXIX

"Una mostra deve provocare STUPORE, suscitare PAURA, deve essere un MONSTRUM. Preparandomi ad un tale e-vento ho provato un'iniziale vergogna; vergogna per la mancanza di unitarietà in ciò che andavo dipingendo. Allora ho sentito il desiderio di chiedere scusa a chi avrebbe visto la mia esposizione così povera, a chi avrebbe contemplato opere prive di legame, di unione, se non per la sola somiglianza stilistica. Di questo mi sono chiaramente reso conto procedendo nel lavoro, mentre il corpo delle opere cresceva. Ciò che io dipingo è una chiara manifestazione della carenza di teoria tipica dell'arte contemporanea; anzi della civiltà contemporanea. Io sono un contemporaneo. Per il momento. Ciò che dipingo è la carenza stessa: non scavalco il problema, semplicemente lo cavalco. E con totale coscienza". La teoria è un’intuizione che sfiora la superficie di ciò che si vede, tra la tela e la pittura e che si sente appena con la punta del pennello.
Sulla RAPPRESENTAZIONE di PERSONAGGI, OGGETTI e SCENE come SIMBOLI

David Dalla Venezia
Intervista dal catalogo della mostra al BAC Art Studio, 1998

I personaggi, gli oggetti che abitano il mondo immaginario dei miei dipinti sono simboli, e le scene in cui si ritrovano sono simboliche. Questi simboli sono una risposta intuitiva alle questioni che io stesso mi pongo sulla mia vita e sulle cose che incontro e vengo a conoscere del mondo in cui vivo. Essendo io l’evocatore di questi simboli è naturale che mi si chieda che significato abbiano. Mi trovo apparentemente in una posizione privilegiata per poterli interpretare e spiegare, ma in realtà posso solo dare delle indicazioni alquanto generiche su ciò che suscita in me l’emergere di queste immagini. (...) Preferisco, allora, lasciare all’intuito di ognuno la possibilità di sentire e comprendere il senso del mondo immaginario e simbolico che evoco - è già tutto nei quadri.
(C) MASSIMO MANZELLA per ENTROTERRA