"Realismi instabili"

D.Montalto


"...non accadrà mai alcuna apocalisse nei quadri di Manzella, sempre più smaglianti di colori luminosissimi, australi, che vogliono recuperare le origini toscane dell' autore, il suo linguaggio di toscano popolaree 'primitivo', quasi un Sassetta redivivo sotto i cieli di Baywatch."
"Manzella, storie di piccole sfingi ..."

Maurizio Bernadelli Curuz, "Manzella, storie di piccole sfingi tra Italia e USA".
da STILE, n°37, aprile 2000

"Il pittore si muove solo apparentemente in un ambito realista; proprio come gli artisti che contribuirono al declino della stagione rinascimentale e che approdarono ad una pittura enigmatica ed enigmistica ad un tempo (...) anche i personaggi , le azioni e gli oggetti delle ampie tavole di Manzella appaiono come enigmi lanciati dal quotidiano."
"I mondi di Marco Manzella"

di Justo Navarro, introduzione al catalogo CUENTOS, febbraio 2002


"Gli scenari e le immagini che inventa Marco Manzella hanno la profondità di narrazioni: l'immobilità istantanea dell'immagine registra movimento, spostamenti, trasformazioni. I personaggi avanzano o guardano verso qualche punto che sembra chiamarli. (...) In questo universo speciale convivono distinte prospettive, scale disparo, differenti punti di vista che devono confluire nello sguardo unico dello spettatore..."
"Memorie addomesticate"

di Pierantonio Tanzola, Pavia, Monopoli Arte Contemporanea


"...uno spazio circoscritto da quinte teatrali, dove vengono narrate storie che ritraggono simbolicamente il nostro vivere quotidiano. (...) Raffigurazioni di stanze chiuse, ma con accenni di aperture nell'immediato fondale, che diventano a volta punti di fuga non solo visivi, ma anche esistenziali (...): evasione dall'instabilità, salvezza, ma anche buco nero dove tutto sprofonda, dove riconoscersi nei propri limiti di uomini non credenti."
"Recitar Dipinto""

di Chiara Vivolo
presentazione alla mostra Recitar Dipinto, Cremona, 26/2-9/4/2005

(...)Sono attori e attrici le figure dei suoi quadri. Recitano una commedia che ci appartiene. Siamo noi, personaggi e momenti di tutti i giorni, ma osservati e come ritagliati nell'assolutezza di un gesto.(...) C'è sapore d'estate nei suoi quadri, sono colmi, saturi della luce di un pomeriggio d'estate, le ombre ferme (...). Donne, uomini e bambini contro cieli di lapislazzuli. (...) Contro fondali azzurro di smalto, azzurro di Provenza, su una strada di New York, nei giardinetti vicino a casa -contro fondali azzurri e certi come certi cieli di Matisse e Dufy – uomini e donne camminano, si guardano, s'incrociano, aspettano e guardano altrove; o guardano ancora lì.


Nicola Micieli
Canzone alle nuvole, 2005

Nel restauro non meno che nella pittura, per Manzella hanno contato e contano il metodo e la lunga oculata gestazione, cioè un abito mentale che di nuovo o di inedito, negli ambiti delineati e coordinati del linguaggio e della poetica, lascia trovare solo quanto l'artista cercava, per usare rovesciata la notissima – e fuorviante, quando applicata dai mediocri – battuta di Picasso. Le personalità inclini a ponderare ogni passaggio del proprio percorso precisamente mirato all'approdo, e si tratta d'una specie oggi a serio rischio di estinzione, si imbattono in quel che in qualche modo erano predisposti a trovare, di cui avevano preparato il terreno per l'avvento, essendo in grado di riconoscerlo in virtù della propria affinata intuizione. Quel che attendeva di farsi 'scoprire', insomma, celato tra le pieghe, negli interstizi, nel punto critico della catena conseguente di operazioni in cui consiste il processo pittorico. Nel quale non sono esclusi, beninteso, la diversione di percorso, l'incontro imprevisto di deriva, finanche l'incidente e l'errore, ma siffatte eccezioni producono incremento creativo solo all'interno d'un sistema perfettamente governato. In ogni caso, occorrono vigilanza e fedeltà al lavoro.
"La canzone alle nuvole di Manzella"

Anna Caterina Bellati
Arte Mondadori, novembre 2005

Si tratti di un interno o di un paesaggio la voce narrante del'artista mette da parte lo spettatore di un frammento della situazione e i protagonisti, colti nel bel mezzo di un gesto o di una frase, restano fermi lì, proprio in quel punto.
La pittura di Marco Manzella è una "Canzone alle nuvole"

Mauro Corradini
Bresciaoggi, giovedì 3 novembre 2005

(...)nulla è più lontano da dal realismo di questa pittura, tutta mentale, di questa finzione di teatro, che prende certamente stimolo dalla realtà, ma si discosta profondamente da essa. (...)Manzella vuole forme composte, statuarie in una certa misura, senza essere monumentali. o con una monumentalità interiore che rifugge il monumento. Manzella vuole la forma e la figura come icone di un'essenza, che il bambino esprime cantando a squarciagola e alzando il capo verso il cielo, alle nuvole, alla luna o al sole, visto che i cieli di Manzella rimangono toscani, come la terra livornese da cui proviene e cui ritorna con lo studio, perchè sono i colori e le solarità che sente come proprie.
"Buchi neri e incantamenti delle geometrie tradite"

di Fausto Lorenzi
Giornale di Brescia, 27 ottobre 2005

"Manzella carica le situazioni di saturazioni liriche e trasognate, di intensità inconsapevolmente naïves o visionarie, entro una luce minerale e filmica, proprio per tradurre quell'impossibilità di accedere al quotidiano, quel diaframma che che rende impenetrabile il mondo circostante e trasforma le figure stesse in manichini."
"Marco Manzella"

di Antonella Capitanio
presentazione per la mostra "Marco manzella", Livorno, Blob Art, 2007

"La pittura di Marco Manzella denuncia tutte le sue radici toscane. Non quelle però di una figurazione cullata nella tradizione post-macchiaiola, ma una radice alta, in quell'arte della prospettiva che nel Quattrocento riprodusse il mondo in un modo nuovo, replicando illusionisticamente la realtà attraverso un'astrazione geometrica. Le sue figure sospese in uno spazio senza tempo sono infatti figlie della lezione di Paolo Uccello e Domenico Veneziano, ma soprattutto di chi con quest'ultimo collaborò già appena ventenne: Piero della Francesca. Le citazioni appaiono evidenti, ma con naturalezza quasi giocosa rielaborate e rivissute in dimensione contemporanea."
"L'onirica innaturalità di Marco Manzella"

Alice Barontini
Il Tirreno, 17/03/07

"Il bisogno di ordine e la fiducia nella capacità rigenerativa dell'arte sono alla base della ricerca di Manzella che, in pittura, tende a trasformare pure il mare, elemento incontrollabile nella sua spaventosa ed invitante massa in continuo movimwento, in uno spazio liquido soggetto a regole di proporzione stabilità".
Marco Manzella

Vincenzo Baratella


"Manzella non è il pittore dei drammi, ma un predatore di sensazioni, capace di assemblare con il classico, reminiscenza della luce di Reni, la sintesi del rappresentato e le singole cromie, quasi pastello, del manifesto."
Manzella, l'americano

Lauretta Vignaga
La voce, 15/11/2007

"Tutto idealmente tranquillo, simbiosi perfetta tra cose e persone. Lavoro profondo di studio dell'arte italiana che il pittore livornese afferma di aver acquisito osservando le opere dei pittori minori del tardo medioevo: i paesaggi irreali, le reminescenze della luce dei pittori della classicità. (...) Poi l'attenzione si sposta alle ombre, lunghe, create dalla luce di un sole radente che non appare mai, mentre nel cielo galleggiano nuvole simili a palloncini. Ombre che insieme al colore conferiscono tridimensionalità alle scene."
Entroterra Italiano

Alessandra Redaelli
Introduzione al catalogo della mostra, aprile 2008

"(...)una scelta di fondo inequivocabile: la scelta di una figurazione potente, gridata, monumentale. Una figurazione che nelle tempere di Manzella si traduce in una compostezza neogiottesca, in un costruire le figure per volumi, come architetture antropomorfe, attraverso cromie che rimandano al Quattrocento di Piero della Francesca declinate in un impianto scenico dechirichiano".
Resoconto della visita allo studio di Marco Manzella

Elena Valbusa
galleria Il Sogno, Amerongen (NL), gennaio 2008

"I quadri di Manzella inducono a pensare, vanno oltre all'immagine, racchiudono enigmi. Discreti e raffinati, colmi di stupore e di emozione, si concedono con entusiasmo allo spettatore attento offrendo diversi strati di comprensione e di lettura nella sua pittura. Ci confessa che a lui non piace “l’arte piazzata sulla parete ad urlare un dolore, un affanno o una passione”. Per Manzella è importante il valore narrativo delle immagini. I suoi lavori sono dei racconti brevi e il titolo dell'opera un'indicazione della storia che andrà raccontando. Il quadro come teatrino, per raccontare ed intrattenere. Ma il proposito narrativo non appesantisce la sua pittura, anzi, ci crogioliamo al suo sole e godiamo della sua brezza estiva. Manzella è un maestro di coreografia, tutto è pensato e calibrato, nulla è lasciato al caso, ogni elemento ha una funzione ben precisa, dalle nuvole alle montagne, dagli alberi agli specchi d'acqua. Ci mostra come, con l'uso di righelli e di calcoli matematici, studia gli spazi e le proporzioni, per raggiungere equilibrio compositivo, solennità".
MARCO MANZELLA, EQUILIBRIO

Alice Barontini
Introduzione alla mostra "Segno di-segno", Blob Art,Livorno, 2008

"Anche se costituiti da elementi facilmente individuabili come un prato, un albero o un tranquillo laghetto, gli ambienti di Manzella sono infatti dominati da un rigido equilibrio compositivo che li fa apparire artefatti e innaturali. All'interno di questi stranianti teatri naturali l'artista inserisce personaggi volumetrici, quasi scultorei nella loro imponenza, sempre immortalati in atteggiamenti simbolici ed enigmatici, alle prese con azioni in fase di svolgimento, già iniziate e mai concluse, sospese in un limbo senza fine."
Intervista a Marco Manzella

Alice Barontini


"(...) i personaggi sembrano sospesi in uno spazio senza tempo, dove regna il bisogno d'ordine e la fiducia nella capacità rigenerativa dell'arte. tanto che anche il mare - elemento così incontrollabile nella sua spaventosa ed invitante massa in continuo movimento - si trasforma sulle sue tele in uno spazio liquido soggetto a regole di proporzione e di stabilità."
(C) MASSIMO MANZELLA per ENTROTERRA