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Milly Bracciante,2004
"Interessanti di Salvatore Santoddì le antiche architetture in rifacimento, metafore di un bisogno di rinnovamento e di rinascita di un'umanità che sembra, nelle sue tele, sentirne il "sacro fuoco" nelle posture in preghiera e nella luce degli sguardi carichi di profonda religiosità".
| | Riflessioni di Salvatore Santoddì
"Nei miei lavori, quasi sempre un paesaggio contemporaneo-storico o storicizzato, altre volte è un semplice panorama- fa da sfondo al mistico silenzio di figure umane, spesso in primo piano e autoreferenti, altrettanto spesso figure femminili fluttuanti. Si tratta di epifanie in cui le figure, che costituiscono parte pregnante e impregnata dell'ambiente che le comprende, si mescolano a suggestioni POP, in un trionfo di citazioni sovente floreali ma anche architettoniche, inserite in vere e proprie finestre virtuali o addirittura occupanti uno spazio che “fuoriesce” dalla singola tela, componendosi questa in dittici o trittici, diventando ambienti esse stesse. In questo senso il mio è un lavoro sul tempo, inteso sia nel senso relativo alla stratificazione storica, sia nel senso della visione: paradossalmente come nelle dinamiche della videoarte, ma io sto cercando una dimensione temporale che è eterno presente, cioè un valore di tempo e di spazio assoluti in questo presente."
| | Salvatore Santoddì: il pittore dei transiti terrestri.
Sabina Corsaro
"La città fa da sfondo paesaggistico ai suoi dipinti e gli edifici, perennemente in costruzione, sono i preziosi elementi che determinano quel carattere contrastante di immobilità e movimento, di eterno e di mutevole[...]
Le linee ondulate e circolari delle figure e delle pose umane creano un contrasto con la geometricità delle strutture urbane e le mani, congiunte in atto di preghiera, si elevano nella direzione dell'oggetto urbano in costruzione per sancire quel rapporto sacro tra ieri e oggi."
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Domenico Amoroso, Direttore dei Musei Civici di Caltagirone
"L' occhio, il più spirituale degli organi umani, sembra trapassare e annullare nella sua imperscrutabile profondità il rapporto spazio/tempo che fin dall'inizio appare come uno degli enigmi più affascinanti e importanti per Salvatore Santoddì.
A partire dagli autoritratti, già quelli del 2001 e del 2002, l'artista indaga la perenne trasformazione e l'immutabilità di una realtà e di un corpo polimorfi ma sostanzialmente della medesima natura.
Lo sguardo, il senso della universale creazione e della raffinata, armoniosa composizione pittorica di Santoddì, fa precipitare e immette in un buco nero, passaggio che unisce tempi non più consequenziali, sequenze dell' eterna dimensione esistenziale."
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Vitaldo Conte
"L'ultima pittura d'immagine può divenire pratica creativa di mistica, attraversando dialettiche linguistiche imprevedibili (come con la fotografia) e maschere figurali, che liberano visivamente i percorsi meditativi dell'autore. Nello stesso tempo “memorizza” istanze mitiche e movimenti del sogno, emergenti come apparenze sulle stesure narrative della tela. Queste direzioni sono “presenze” nel lavoro del giovane pittore siciliano Salvatore Santoddì che fa coincidere il momento dell'arte con quello del discorso interiore. Il suo lavoro si costruisce con la dialettica del doppio: il quadro nel quadro e il dittico variabile."
| | Entroterra Italiano
Alessandra Redaelli introduzione al catalogo della mostra, aprile 2008
"(...)è potente la figurazione di Salvatore Santoddì, anche se trasferita in una realtà altra, straniante e surreale. Le sue figure di forte realismo, i corpi pieni di cui sembra possibile sentire la consistenza della carne, fluttuano tra architetture e vedute aeree, in atmosfere soffuse di misticismo ma anche di un erotismo sottile, dove le donne, le rose e i fiori di loto partecipano di un'unica profumata fioritura".
| | Salvatore Santoddì. Due ma non due.
Paolo Valentino Tibanet- mensile di arte
Al centro della riflessione di Santoddì c'è il rapporto tra l'essere umano pensante - o credente - e il paesaggio in cui egli si ritrova ad abitare, paesaggio naturale, rurale o a volte metropolitano-avanguardistico.[..].
Gli spunti per una riflessione profonda, che si collega prepotentemente alle filosofie orientali ma senza per questo tralasciare l'influenza della cultura italiana, imbevuta di Cristianesimo, ci sono tutti. In più ci sono tele visivamente ricchissime, dotate di una lucentezza che le fotografie non riescono neppure lontanamente a restituire.
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